L’abbiamo ripetuto più e più volte e in Cornerstone ne abbiamo fatto addirittura un marchio di fabbrica: il successo di un’azienda passa attraverso la felicità, la soddisfazione e il coinvolgimento delle proprie risorse. Del resto lo hanno ampiamente dimostrato già diverso tempo fa i risultati di una nostra indagine condotta in collaborazione con IDC (2016): dipendenti più coinvolti significa dipendenti più felici e soddisfatti e, di conseguenza, più produttivi. E non è un caso che le organizzazioni stiano investendo sempre più tempo per comprendere al meglio le richieste dei propri dipendenti e più risorse per introdurre nuove figure professionali che si prendano cura dei desideri e del benessere delle persone dal punto di vista dei percorsi di carriera, della formazione e degli obiettivi di crescita.
Felicità: l’ingrediente segreto
Come ha dichiarato recentemente Francesca Contardi, managing director di Easy Hunters, “avere a bordo persone motivate e serene diminuisce sensibilmente turnover e assenteismo, favorendo la collaborazione tra i colleghi e migliorando le performance dei singoli e, di conseguenza, dell’intera struttura. In un contesto dinamico come quello attuale non è più possibile puntare solo sugli incentivi economici (naturalmente molto importanti), ma diventa indispensabile considerare e valorizzare soprattutto gli aspetti legati alle politiche di welfare e di work-life balance. Occuparsi di gestione delle risorse umane, oggi, vuol dire occuparsi anche di questi aspetti che hanno più a che fare con la sfera emotiva e personale delle persone che lavorano in azienda.”
Ecco perché dagli Stati Uniti arriva il Chief Happiness Officer, o direttore della felicità, una nuova figura professionale con le competenze tipiche delle HR cui è affidato lo specifico compito di monitorare e incrementare i livelli di motivazione e soddisfazione dei dipendenti. Nella sua essenza, il manager della felicità è un HR manager con una qualifica del tutto speciale, ossia la convinzione che dipendenti più felici significhi dipendenti migliori. Il suo compito è ottenere il benessere dei dipendenti, interpretarne i bisogni e fare in modo che ognuno sia soddisfatto del posto in cui lavora. Perché è con simili politiche che è possibile trattenere in azienda i talenti migliori.
Ruolo e responsabilità del manager della felicità
Questa figura a metà tra un HR e uno psicologo sta muovendo oggi i suoi primi passi sul mercato italiano ma oltreoceano ha compiti e responsabilità consolidate ormai da tempo.
1. Assicurarsi che ogni dipendente sia trattato con rispetto. Può sembrare banale, ma questa è una delle prime cause di turnover nelle aziende. Ogni collaboratore conta e il suo contributo all’azienda merita di essere riconosciuto.
2. Garantire le basi. Se i bisogni di base non sono garantiti, a nulla servirà offrire ai dipendenti insoddisfatti un ufficio con vista.
3. Dare voce ai dipendenti. Ogni singolo collaboratore ha bisogno di essere ascoltato. Saper ascoltare è fondamentale per capire cosa desiderano realmente i dipendenti e per rispondere alle loro esigenze attraverso canali, azioni e guidelines ben definite.
5. Offrire libertà. Laszlo Bock, senior vice president of people operations di Google, ha detto “se concedi libertà alle persone, loro ti sorprenderanno”. E del resto non aveva tutti i torti perché concedere la possibilità ai dipendenti di gestire liberamente il proprio tempo, di personalizzare il proprio spazio di lavoro e di condividere e mettere in pratica le proprie idee ripaga sempre in termini di soddisfazione e, di riflesso, di performance.
6. Supportare la crescita. Talvolta, anche per poter crescere professionalmente, le persone hanno bisogno di essere incoraggiate. È compito del manager della felicità fornire il giusto supporto nel processo di avanzamento di carriera, facendo emergere i punti di forza di ciascun dipendente e promuovendo opportunità di crescita a beneficio, oltre che del singolo, anche dell’organizzazione più in generale.
7. Creare un ambiente lavorativo stimolante e organizzare al meglio gli spazi di lavoro in relazione al fatto che oggi i dipendenti, soprattutto i Millennial, sono più attenti agli aspetti legati al benessere del proprio corpo e del Pianeta. Qualche esempio? Cibo biologico, spazi verdi, ambienti illuminati con luce più naturale possibile.
8. Incoraggiare il lavoro di squadra. Le performance dei team di lavoro sono un chiaro indicatore dell’atteggiamento complessivo che l'azienda mette in pratica nei confronti dei propri collaboratori. Incoraggiare il lavoro di squadra per il raggiungimento di obiettivi condivisi è un modo per coltivare i propri talenti, migliorandone le performance. E riconoscere gli sforzi dei membri di ciascun team è funzionale all’incremento del coinvolgimento e della soddisfazione dei propri dipendenti.
Per un Chief Happiness Officer, la felicità è dunque l'ingrediente segreto da aggiungere alla pianificazione aziendale. Monitorando e analizzando i livelli di felicità e di soddisfazione in azienda, è possibile prevedere e gestire accuratamente il coinvolgimento dei dipendenti, la loro fedeltà e, in definitiva, il successo dell’azienda stessa.
Ogni singola azione dell’azienda nei confronti dei propri collaboratori può essere ridefinita per garantire un'esperienza felice e un luogo di lavoro sereno e stimolante. Selezione e onboarding, pianificazione delle carriere, gestione delle performance, gestione delle successioni, coinvolgimento dei lavoratori, riconoscimento dei risultati raggiunti e off-boarding sono tutte aree che possono beneficiare immensamente di un approccio orientato alla felicità.
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