Tutte le aziende più moderne dedicano moltissimo tempo e infinite risorse alla ricerca di persone di talento da poter inserire nel loro team. Sono però ancora poche quelle che si impegnano davvero per non lasciarsi scappare i dipendenti già assunti. Secondo una ricerca di LinkedIn, ci vogliono tempo e denaro per sostituire un dipendente che lascia l’azienda. Un neo assunto ci impiega ben otto mesi per diventare produttivo.
Conoscete il detto “i dipendenti lasciano il loro capo, non l’azienda”? Niente di più vero. Tra le prime cinque cause per cui si cambia lavoro compare infatti “il capo”. In particolare, a far fuggire i dipendenti sono sia le strategie di lavoro sbagliate, come ad esempio la microgestione, ovvero il controllo maniacale di ogni compito che si affida ai collaboratori, la disorganizzazione e tratti del carattere propri del singolo, come l’ipercriticismo, la saccenteria e l’impazienza.
Viste queste due premesse, ogni manager dovrebbe fare un po’ di autocritica per cercare di evitare l’ammutinamento e, di conseguenza, per risparmiare tempo e denaro preziosi a far crescere il business. Come può però un manager cambiare l’immagine che hanno di lui i suoi dipendenti? Se ve lo state chiedendo anche voi, ecco quattro semplici mosse per evitare il turnover dei collaboratori e continuare a lavorare insieme proficuamente.
Trovate il tempo di accogliere i nuovi arrivati
Accogliere i nuovi arrivati, quello che nel linguaggio tecnico viene chiamato onboarding, è fondamentale. Può sembrare una perdita di tempo, specialmente quando i nuovi dipendenti arrivano per ricoprire posizioni già avanzate, ma abbiamo detto poco fa che ci vogliono otto mesi prima che un neo assunto diventi produttivo. I primi mesi sono quindi fatti di incertezza e scoperta per tutti, non importa se junior o con anni di esperienza Spendere del tempo per informare, spiegare e accogliere i nuovi arrivati fa sì che si crei una relazione più solida e può rivelarsi un investimento per il futuro. Un dipendente che si sente accolto, lascia molto più difficilmente il lavoro.
Apritevi al dialogo
Un’altra buona pratica, spesso dimenticata per mancanza di tempo, è quella della comunicazione. Fornire un feedback una volta all’anno va bene, ma non è sufficiente. Per evitare il turnover, l’ideale è fissare colloqui periodici con i dipendenti per avere tutto il tempo di parlare dei loro successi o anche degli ostacoli incontrati nell’ultimo periodo. Sarà sicuramente utile a entrambi per migliorare il tiro ed essere più produttivi. In questi incontri, inoltre, assicuratevi anche che chi lavora con voi si senta libero di poter esprimere la sua opinione: un vero capo deve saper ascoltare, non incutere soggezione. Un aiuto può arrivare da Cornerstone Check-Ins, che rende possibili dialoghi più frequenti aiutando i manager a diventare coach migliori.
Siate flessibili
Secondo uno studio pubblicato su Themuse.com, il 95% dei dipendenti afferma che la flessibilità sul lavoro li motiva a dare il meglio. La possibilità di fare smart working è infatti parte del pacchetto chiamato “retribuzione emotiva” che, semplificando la vita del lavoratore, lo fidelizza all’azienda.
Offrendo opzioni di lavoro flessibile, farete capire al vostro team che vi sta a cuore non solo la produttività, ma anche il loro benessere. Anche in questo caso il beneficio è doppio, sia per i lavoratori sia per l’azienda. Inoltre, aiuta a costruire una cultura dell’innovazione che può rivelarsi un’attrattiva durante la ricerca di nuovi talenti
Mostrate il vostro impegno
Fare del bene ci fa sentire bene, allo stesso modo siamo più felici quando sentiamo di fare parte di qualcosa di importante, che va oltre alle attività lavorative di tutti i giorni e che si impegna anche per gli altri. Proprio per questo motivo, inserire attività di volontariato e altri programmi di beneficenza nella cultura aziendale significa migliorare il tasso di retention, oltre che la felicità e il benessere dei dipendenti.
Cornerstone, ad esempio, si impegna ogni giorno attraverso la Cornerstone On Demand Foundation, che ha la missione di trasformare il modo in cui le persone si aiutano tra loro.
Coinvolgere i dipendenti in programmi di volontariato o eventi di beneficenza non solo aiuta a instaurare con loro un rapporto che va al di là di quello lavorativo, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro di cui possono sentirsi orgogliosi. E nessuno lascia un’azienda di cui è orgoglioso di far parte.