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L’intelligenza artificiale non ruberà il lavoro alle persone, lo renderà più umano

Cyril Le Mat

Director of Data Science, Cornerstone OnDemand

Intelligenza artificiale: “Gli esseri umani sono ben lungi dal perdere il proprio posto nel mondo del lavoro”.

Oggi più che mai, siamo travolti da articoli, interviste e tweet sull’intelligenza artificiale scritti da persone che non hanno la minima idea di come funzioni la realtà tecnologica. Questi soggetti non fanno altro che sfruttare spudoratamente un mondo immaginario fatto di competizione e sottomissione, al solo scopo di generare sempre più reazioni e clic.

Quale esperto di AI, vorrei fare un po’ di chiarezza su cosa implichi lo sviluppo di questi nuovi strumenti, che potrebbero rivelarsi molto più umani di quanto si pensi. Ciò che chiamiamo Intelligenza Artificiale è in realtà una successione di strumenti specializzati, ciascuno dedicato all’ottimizzazione di un singolo task ripetitivo. Un esempio classico è la diagnostica per immagini, dove un algoritmo analizza centinaia di immagini relative a un certo tipo di tumore per proporre al medico una diagnosi. L’AI è ciò che noi decidiamo di farne, né più né meno.

Una tecnologia umana che può sollevare i lavoratori dagli incarichi più pesanti…

L’AI permette soprattutto di automatizzare i compiti spesso ripetitivi – e talvolta ingrati – che in passato venivano eseguiti dalle persone. Dobbiamo porre fine all’idea preconcetta secondo la quale quasi tutte le attività umane di un’azienda finiranno per essere gestite da una macchina. L’AI deve essere vista come un’opportunità tecnologica che fa risparmiare tempo alle persone e le aiuta a prendere decisioni.

...e portare valore aggiunto allo staff e all’azienda

Questo permette al personale di concentrarsi su altri incarichi più “umani”, dove ci sarà un maggiore valore aggiunto. Da un lato, i dipendenti potranno concentrarsi sulla creatività, sull’innovazione e sull’analisi, dall’altro, avranno la possibilità di dedicarsi ai rapporti umani e alla comunicazione, interna o esterna che sia. Ad esempio, un’infermiera potrà trascorrere più tempo con i propri pazienti. In questo modo l’AI ridà significato al lavoro, un’esigenza molto sentita dalle generazioni più giovani.

Un fenomeno che crescerà con l’avanzare della tecnologia

Pur essendo oscura nei suoi meccanismi, l’AI è uno strumento che richiede un’interazione per certi aspetti simile a quella che avviene tra umani. Le soluzioni note al grande pubblico sono ancora ben lontane dalla piena maturità. In effetti, l’obiettivo principale dei cosiddetti GAFA (Google, Apple, Facebook e Amazon) è tenere gli utenti “in ostaggio” non fornendo loro né strumenti per orientarsi né giustificazioni. Ad ogni modo, occorre assicurarsi che ci sia una comprensione reciproca tra esseri umani e AI, sia sulle domande sia sulle risposte. La collaborazione con gli esseri umani è un punto fondamentale per le soluzioni aziendali, il cui progresso influirà positivamente sulla realtà del lavoro.

Non illudiamoci: qualcuno che perderà il lavoro per via dell’AI ci sarà senz’altro. Ma la realtà sarà ben diversa dalle previsioni di alcuni gruppi di esperti o teorici che annunciano una perdita degli attuali posti di lavoro compresa tra il 30% e il 90%. Gli esseri umani non sono affatto destinati a perdere il proprio posto nel mondo del lavoro. Con lo sviluppo delle soluzioni di AI sul lavoro, le persone si dedicheranno ad attività e obiettivi più gratificanti, con maggiori soddisfazioni a livello di carriera.

Questo blog è stato originariamente pubblicato sul blog UK.

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